Franz Ficara

(Reggio Calabria 1926, Milano 1994)

Trascorre la prima parte della sua vita a sud, lavora tra Reggio Calabria e Palermo, esponendo in diverse mostre personali e collettive.

Nel ’58 a Palermo riceve il primo premio “S.Flavia”.

Nel ’59 viene insignito del Primo premio d’Arte Sacra “Abbazia di Monreale” (Palermo).

Alla fine degli anni ’50 si trasferisce a Milano dove inizia a frequentare l’ambiente culturale di Brera. Qui, sono gli anni ’60 e ’70, gli artisti e gli intellettuali si incontrano al bar Jamaica, e, mentre Crippa, Dova, Treccani, Cassinari e Fontana, parlano di nuove correnti artistiche, Franz Ficara, Giuseppe Migneco, Franco Mazzucchetti, Kara, Giusy Bocinelli e Guido Maggi rappresentano i giovani artisti, ciascuno alla ricerca di un proprio linguaggio personale e di un gallerista che ne possa valorizzare le opere.

Nel 1970 Ficara, Maggi, Mazzucchetti e Boncinelli costituiscono il “gruppo dei quattro”, insieme espongono in diverse mostre, una delle quali si tiene presso il Palazzo Reale di Monza.

E’ in questi anni che il linguaggio di Ficara, da sempre molto personale e slegato da tutte le correnti, arriva alla piena maturità.

Le figure, i paesaggi e le nature morte sono un incessante riferimento al sud. Nei suoi soggetti esistenziali, nei visi di quegli uomini e di quelle donne, egli è in grado di rappresentare e raccontare il sacrificio, la sopportazione, la dignità e la speranza di quella gente che da più di cent’anni vive di ristrettezze, confinata in una condizione di secondarietà.

A tal proposito Ignazio Mormino, in un suo testo critico su Ficara degli anni ’70 scrive:

Signori, risparmiatevi la lettura di opere dotte sulla questione meridionale. II Sud e qui: in queste facce, in questi quadri; in questo muto dolore; nel lavoro d’un pittore che sa, che ricorda, che «vive» quel dramma, che ci trasmette quelle emozioni. E’ proprio la sincerità dell’artista, la sua partecipazione a una tragedia civile, che rende così vere, cosi vive, le sue tele.

Sempre in quegli anni Mario Monteverdi scrive:

Ficara è un uomo del Sud e l’uomo del Sud è il protagonista della sua pittura.  […] dalla drammatica realtà che costituisce il sostrato dell’arte sua, egli è ridotto a cogliere i momenti umanamente più intensi.

Hanno scritto di lui, tra gli altri, Claudio Rizzi, Mario Monteverdi, Ignazio Mormino, Giuseppe Migneco, Diego Curtò.

Domenico Capola (2018-2021)

4 pensieri su “Franz Ficara

  1. Buongiorno… mi chiamo Alberto Antonini…mio nonno si chiamava Secco Rozzoni Gabriele titolare del Caffè Gabriele di Brera a Milano (dal 1940 al 1982) chiamato il papà dei pittori e amico di Franz Ficara che anch io da ragazzo ho avuto l onore di conoscere, parliamo degli anni 70.
    La contatto perché mio nonno mi lasciò qualche quadro e tra questi c è un dipinto del pittore… il primo, così disse il nonno tant’è che mio nonno mi diceva che più volte il Ficara glielo aveva chiesto indietro per esibirlo alle sue mostre. Ora io volevo venderlo e mi chiedevo se a lei potrebbe interessare visto la sua bella documentazione in internet… in attesa le porgo i miei sentiti saluti Alberto.
    “se vuole le invio delle foto…il quadro è del 1961”

  2. Assieme a loro c’era, Maria di Carlo ,Carmen Lavieri Pastore ,Gigina Bay, Lattuada ,Marcon,Melzi,Aldo Tuis,Brindisi,Pascal,il pubblicista grafico Barbieri e altri ,he ogni sera o al Jamaica e club 2 si riunivano . Lo confermo visto che a volte c’ero anch’io. Figlio della Pittrice Carmen Lavieri

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